Osservatorio Nazionale per la Sindrome da Burnout e Malattie Professionali

Dott.ssa Annapaola Caruso – aio@aogoi.it

Il fenomeno del Burnout in Ostetricia quale malattia professionale! Il termine Burnout in italiano si traduce con termini quali “bruciato”, “scoppiato”, “esaurito”. È una malattia in costante e graduale aumento tra i lavoratori dei paesi occidentalizzati a tecnologia avanzata, si manifesta soprattutto in quelle professioni con implicazioni relazionali molto accentuate e si traduce come esito patologico di un processo stressogeno. Il termine Burnout viene definito come una sindrome multifattoriale caratterizzata da un rapido decadimento delle risorse psicofisiche e da un peggioramento delle prestazioni professionali. Nel 1975 la psichiatra americana Christina Maslach utilizza il termine Burnout per indicare una patologia comportamentale a carico di tutte le professioni ad elevata implicazione relazionale e lo definisce come: “La sindrome da esaurimento emotivo, da depersonalizzazione e ridotta realizzazione personale che può presentarsi in soggetti che per professione lavorano a contatto con esseri umani, a volte con problemi o motivi di sofferenza”. Le professioni più a rischio di andare incontro al Burnout sono le “helping professions” o le “high-touch” categoria di operatori che offrono educazione, sostegno e cure alle persone in difficoltà, come operatori sociali, medici e infermieri, psicologi e psicoterapeuti, insegnanti, pompieri,poliziotti, assistenti sociali. Christina Maslach individua le cause specifiche del Burnout, tra cui il sovraccarico e la mancanza di controllo sul proprio lavoro, le gratificazioni insufficienti, il crollo del senso di appartenenza, l’assenza di equità come la scarsa remunerazione, e descrive le tre dimensioni tipiche del Burnout:
  • Esaurimento:
è la reazione allo stress prodotto da eccessive richieste di lavoro o da cambiamenti significativi. Una persona sente di aver oltrepassato il limite massimo sia a livello emozionale che fisico
  • Cinismo:
quando una persona assume un atteggiamento freddo e distaccato nei confronti del lavoro e delle persone con cui interagisce al fine di ridurre al minimo il proprio coinvolgimento
  • Inefficienza:
quando in una persona cresce la sensazione di inadeguatezza, qualsiasi progetto nuovo viene vissuto come opprimente, si perde la fiducia nelle proprie capacità e in sé stessi Clinicamente i sintomi del Burnout sono molteplici, richiamano i disturbi dello spettro ansioso/depressivo e sottolineano la particolare tendenza alla somatizzazione, allo sviluppo di disturbi comportamentali e cambiamenti di atteggiamenti con le utenti. Questi sintomi si configurano come la “risposta data ad una situazione di lavoro sentita come intollerabile” e il conseguente risultato di questa convinzione è il tentativo di fuggire psicologicamente dalla situazione e di allontanare ulteriori tensioni e disagi attraverso atteggiamenti di distacco. A.I.O. coglie molti degli aspetti sopra citati all’interno della categoria Ostetriche e pertanto con l’apertura di un Osservatorio si pone l’obiettivo di focalizzare l’attenzione sullo stress da lavoro correlato in ambito ostetrico, partendo dalla consapevolezza che il contesto lavorativo esaminato, richiede un forte coinvolgimento emotivo e professionale. In particolare, si è pensato di analizzare il fenomeno del Burnout attraverso uno strumento, il Maslach Burnout Inventory (MBI), questionario validato a livello mondiale, che considera il fenomeno del Burnout non come una variabile dicotomica che è presente o assente, ma come una “variabile continua dal basso, moderato ad alto grado di sentimenti provati”. Il questionario è composto da 22 item dove apposite sottoscale misurano i tre aspetti della sindrome:
  • Esaurimento emotivo (EE)
  • Depersonalizzazione (DP)
  • Ridotta Realizzazione personale (RRP)
 La sottoscala EE esamina quanto il soggetto sente di essere inaridito emotivamente ed esaurito nel proprio lavoro, la sottoscala DP valuta il comportamento del soggetto intervistato nei confronti dell’utente del servizio e la sottoscala RRP misura la sensazione di competenza che avverte il soggetto e il desiderio di successo nel lavorare con gli altri. Sintomi da BurnoutTra le variabili correlate alla sindrome del Burnout la letteratura scientifica riconosce la fatica fisica, il ruolo di sostegno, la relazione con le persone gravemente malate, la gestione pratica del lavoro e la burocratizzazione del lavoro.Quanto alla sintomatologia:
  • sintomi aspecifici quali senso di stanchezza ed esaurimento, apatia, nervosismo, insonnia, senso di irrequietezza;
  • sintomi somatici con insorgenza di vere e proprie patologie, quali ulcere, cefalee, aumento o diminuzione ponderale, disturbi cardiovascolari, difficoltà sessuali;
  • sintomi psicologici quali depressione, scarsa stima di sé stessa, senso di colpa, sensazione di fallimento, rabbia, risentimento, irritabilità, aggressività;
  • reazioni comportamentali sul luogo di lavoro quali assenze e/o ritardi frequenti, alta resistenza ad andare al lavoro quotidianamente, tendenza ad evitare contatti telefonici e a rinviare appuntamenti, scarsa creatività, isolamento, sensazione di immobilismo, sospetti e paure, rigidità di pensiero e resistenza ai cambiamenti;
  • cambiamento dell’atteggiamento nei confronti delle utenti che si traduce in indifferenza, negativismo, difficoltà nelle relazioni con gli altri, sia sotto l’aspetto professionale sia sotto quello personale, cinismo, atteggiamento colpevolizzante nei confronti delle assistite e critico nei confronti delle colleghe. Abuso di psicofarmaci e talvolta alcool.
 Quindi si può trarre la conclusione che la sindrome da Burnout è una malattia professionale che toglie energia ai professionisti con gradualità costante finché la persona non riesce più a riprendersi ed esprime un deterioramento che interessa non solo il fisico ma anche la dignità e la volontà. Per malattie professionali si intendono quelle patologie correlate al lavoro e quindi causate dall’attività professionale ed il cui onere della dimostrazione ricade sul professionista. Allo stato attuale il Burnout non è riconosciuto dall’INAIL in modo specifico ed è per questo che vogliamo raccogliere, attraverso l’Osservatorio, quanta più documentazione su questa patologia da fornire all’Istituto Nazionale per l’Assicurazione auspicandone l’inserimento tra i disturbi psichici da costrittività lavorativa. Tanto più che il Decreto del Ministro del lavoro e le politiche sociali del 27 aprile 2004, aggiornando l’elenco delle patologie per le quali il medico ha l’obbligo di denuncia all’INAIL ha inserito tra i nuovi agenti patogeni anche le “disfunzioni dell’organizzazione del lavoro e le malattie connesse“. Sino ad allora si continuerà a considerare la Sindrome del Burnout come una comune malattia con quelle garanzie assicurate, all’operatore sanitario da essa colpito, dalla contrattazione collettiva di lavoro: le assenze per malattia, tutelate nei limiti previsti dai diversi CCNL di settore. Il modo migliore per prevenire il Burnout è sicuramente quello di puntare sulla promozione dell’impegno nel lavoro e sulla formazione continua per aumentare l’impegno, l’energia, il coinvolgimento e l’efficacia dei professionisti.